La FELICITA’ e la sua relazione con il PENSIERO

https://www.conapimagazine.it/author/luciana-palumbo/

Albert Ellis, uno degli psicologi fondatori del cognitivismo, credeva che buona parte dei problemi di natura psicologica dipendesse da linee guida di idee irrazionali. Risulta che,se si è capaci di cambiare gli schemi mentali, ovvero i tracciati pilota del proprio pensiero, si sarà capaci di generare stati d’animo meno dolorosi, più positivi e meglio in accordo con la realtà.

Le convinzioni irrazionali (individuabili, ad esempio, nei“devo”) possono generare stati emotivi inappropriati e conseguenze negative (ad esempio, elevato livello di stress) per il proprio benessere psico-emotivo e fisico. Inoltre, il modo errato di processare l’informazione può influenzare negativamente la felicità individuale. Vi è distorsione cognitiva quando si mettono a fuoco gli aspetti negativi o inadeguati ignorando oppure appena tenendo in conto il resto dell’informazione (astrazione selettiva o filtraggio); quando si tende a credere che se qualche volta è successo qualcosa di negativo, possa accadere anche altre volte (sovra-generalizzazione);quando s’ingigantiscono gli errori propri come i successi degli altri e si minimizzano i propri successi e gli errori degli altri. Ed ancora,quando si crede che le proprie emozioni riflettano la realtà delle cose (ragionamento emotivo); che la gente dovrebbe essere in un certo modo – per via delle proprie esigenze (le aspettative disattese favoriscono frustrazione e aggressività); si crede di sapere quello che pensano gli altri e perché si comportano in un determinato modo (divinazione del pensiero); si crede nell’evoluzione negativa delle cose, negandone la neutralità o positività possibile (divinazione del futuro), etc.

Per essere felici è fondamentale non essere trattenuti da nessun groviglioSaper individuare e analizzare il modo di interpretare l’informazione aiuta ad avere la mente più serena oltre che avere atteggiamenti positivi e più realistici. Pensieri e atteggiamenti limitanti (“non ce la farò”, “non fa per me”, “fallirò di sicuro”) possono inibire la realizzazione della felicità. L’io interiore può propagare tutte le alternative possibili per la felicità se emancipato attraverso l’autenticità, la coerenza con la propria identità e la propria essenza (per ogni cosa che si fa o che si smette di fare).

La resilienza consente di reggere gli ostacoli in modo efficace e, quindi, risolvere il problema grazie alla definizione di quanto succede, l’adoperarsi di coraggio nel trovare una soluzione, e in considerazione delle scelte a disposizione, allo sforzo di applicare la soluzione migliore trovata traendo insegnamento dall’intero percorso.

Ogni cambiamento necessita di calma e di serenità e quando mancano è fondamentale cercarle sapendo che è con il tempo e l’impegno di ogni giorno che si coltivano risultati. Con il sorriso in volto, senza mai abbandonare il proprio sogno, senza cedere alla sensazione di essere sopraffatti dalle responsabilità. La motivazione e la costanza, la forza, la pazienza, la tolleranza, la generosità sono valori che consentono la felicità. Consentono di amare ciò che si fa.

La felicità ha a che vedere con l’essere. L’amore e l’affetto, la comprensione o l’affinità, la solidarietà contribuiscono molto alla felicità.

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